photo credit Studio 58
Quando un matrimonio è ben riuscito: wedding planner e celebranti collaborano per creare una cerimonia perfetta
Intervista a Veronica Tasciotti Amati sul tema: il matrimonio di destinazione.
Chi è Veronica Tasciotti Amati?
Veronica è una wedding travel coordinator certificata. Con la sua società, la “Veronica Amati”, (www.veronicaamati.com) organizza, tra l’altro, matrimoni per stranieri e si occupa di destination wedding. Ha un’ampia preparazione nell’ambito del wedding, ama studiare e approfondire e ha lavorato in diversi ambiti tutti in connessione tra loro.
Nasce con una formazione accademica come sinologa e, dopo aver vissuto in Cina, lavora con una società di Milano che organizza eventi in quel paese. Si appassiona all’organizzazione e dopo nemmeno un anno apre la sua società in Italia.
Certificare la professionalità è la sua parola d’ordine e, anche se nel mondo del wedding le certificazioni non sono obbligatorie, ritiene, a ragione, che siano un riconoscimento imprescindibile del lavoro e della competenza di un professionista.
Misurarsi è importante, confrontarsi è utile, mettersi alla prova è stimolante: secondo Veronica – e come darle torto? – le certificazioni sono fondamentali, soprattutto se ci si ha a che fare con il mercato estero, negli altri paesi infatti sono molto apprezzate. Dunque lei di certificazioni ne ha diverse: quella come wedding planner appunto, quella come event manager, quella come destination wedding planner.
Inoltre è direttore tecnico di tour operator, wedding planner coordinator ed è stata assessore al turismo e ai grandi eventi per il Comune di Roma; senza contare che la sua società offre formazione ai professionisti del settore wedding.
La sua è una voce molto competente in fatto di wedding e destination wedding.
In Italia stanno aumentando i matrimoni di destinazione, matrimoni intimi con pochi ospiti per coppie che vengono da diverse parti del mondo.
I motivi per scegliere di sposarsi in un altro paese sono diversi: l’aumento del numero dei divorzi, le seconde e terze nozze, il desiderio di una cerimonia diversa da quella tradizionale, il desiderio di vivere un’emozione unica, il voler rinnovare le promesse matrimoniali.
Tuttavia, a differenza di altri paesi dove la cultura del lavoro riconosce le figure professionali che si occupano di wedding, gli stranieri che vengono in Italia trovano più improvvisazione e meno professionalità, pur essendo il nostro paese uno dei più richiesti.
Dunque aumentare la professionalità di chi si occupa di wedding e destination wedding contribuisce alla crescita di un importante segmento del turismo.
Le cerimonie di matrimonio e quelle dei matrimoni di destinazione sono cerimonie scelte con grande consapevolezza dagli sposi, devono essere personalizzate, ed è sempre necessaria la presenza di un celebrante.
Tuttavia non sempre è facile far capire ai committenti che scegliere il celebrante al posto dell’amico o del parente è garanzia di buona riuscita della cerimonia.
Anche spiegare cosa fa il wedding planner e indicare con cura quale sia il valore aggiunto di questo ruolo professionale per l’organizzazione del matrimonio richiede tempo e pazienza.
Il lavoro di organizzazione di un matrimonio è un lavoro di squadra, ogni professionista contribuisce alla riuscita dell’intero evento.
Nella scelta dei componenti della squadra è fondamentale saper individuare chi ha reali competenze nel proprio settore, ma anche chi è dotato di empatia, e chi ha sviluppato la stessa visione del lavoro.
Come il regista di un film, anche il wedding planner, che sta all’inizio della filiera, deve gestire e coordinare tutti i reparti. È un consulente che sceglie e propone ai committenti con competenza ed esperienza le altre figure professionali per organizzare al meglio il giorno del matrimonio, ma non può e non deve sostituirsi a nessuno dei professionisti coinvolti.
Selezionare gli altri componenti della squadra in base ai committenti è fondamentale, soprattutto nella scelta del giusto celebrante per quella determinata coppia, affinché si instauri tra loro fin da subito un rapporto di confidenza e fiducia.
La squadra funziona se tutti i componenti lavorano nella giusta direzione, se tutti sono in sintonia e, soprattutto, se tutti agiscono e lavorano in modo professionale.
A questo servono le certificazioni: a dimostrare, a certificare appunto, che le diverse figure sanno fare il proprio lavoro.
D: Come immagini il lavoro con i celebranti?
R: Prima di tutto sono felice che anche in Italia questa professione sia riconosciuta attraverso la certificazione, perché è davvero poco professionale lavorare con celebranti improvvisati o attori che “fanno finta” di essere celebranti.
Ad oggi i celebranti sono distribuiti su tutto il territorio nazionale e la certificazione è indispensabile per attestare la loro professionalità.
So che uno degli obiettivi che la FederCelebranti persegue è l’albo dei celebranti certificati al fine di poter celebrare il rito civile senza dover richiedere la delega; inoltre sarà importante partecipare, come Federazione, a progetti regionali sul turismo e sulla cultura del territorio.
D: Poiché capitano situazioni nelle quali il celebrante si sente una specie di terzo “incomodo” nel rapporto tra wedding planner e coppia come si può creare maggiore sinergia tra celebranti e wedding planner?
R: Sviluppare la collaborazione tra le varie figure professionali, non sovrapporre competenze, rifuggire dai “tuttologi”, cioè da professionisti che fanno tutto, anche le cose che non sono di loro competenza e per le quali non sono specializzati.
Fondamentale è partecipare ai progetti nazionali del settore nei quali sono presenti tutte le figure che lavorano in questo ambito, tutti gli attori della filiera.
Ci sono diversi modi per abbattere l’ipotetico muro che separa i settori e per far conoscere la figura del celebrante
- coinvolgere tutte le figure professionali, compresa quella del celebrante, nei progetti di formazione
- proporsi a organizzatori di corsi di formazione per wedding planner e interagire con associazioni, a discapito delle “prime donne”, che si muovono come battitori liberi
- inserire l’Associazione dei celebranti nei progetti di consulenza per i matrimoni di destinazione.
D: Come far sì che durante l’evento ci sia la giusta armonia?
R: L’armonia si crea durante tutto il percorso di pianificazione del matrimonio ed è compito di un wedding planner competente selezionare collaboratori adatti per quell’evento.
Il primo passaggio della collaborazione con il celebrante è proprio quello in cui il wedding planner fa la sua selezione e individua il celebrante adatto a quella coppia, avendone compreso sensibilità e stile, avendone analizzato le caratteristiche professionali, ma anche personali.
Non tutti i celebranti sono giusti per tutte le coppie, e non è detto che il più bravo sia il più adatto a celebrare quel matrimonio.
Tra il wedding planner e il celebrante deve instaurarsi un rapporto di grande fiducia, starà poi al celebrante creare a sua volta il rapporto di fiducia con la coppia.
D: Quali sono le zone d'Italia più scelte dagli stranieri per sposarsi?
Da quali parti del mondo vengono le coppie? Quali sono le richieste più strane?
R: Si lavora in tutta Italia, la richiesta principale viene dai paesi anglosassoni, ma arrivano anche molte coppie tedesche, belghe, olandesi, scandinave. E sempre di più coppie indiane e asiatiche. Senza contare i matrimoni misti con sposi che provengono da paesi diversi.
Una richiesta molto complessa è stata un il matrimonio di una coppia cinese con tantissimo ospiti, celebrato in italiano, inglese, cinese mandarino, e cantonese. Oppure un matrimonio in stile etrusco, oppure il caso di un matrimonio norvegese durante il quale ho imparato che per la cena si devono prevedere mediamente sette ore perché ogni invitato farà un discorso per gli sposi senza limiti di tempo, né di durata!
D: Una coppia cinese viene in Italia per fare il matrimonio con celebrante?
R: I cinesi fanno di solito il pre-wedding che a tutti gli effetti è uno shooting fotografico.
Mi sono specializzata in matrimoni cinesi, e quando ho scoperto che le coppie arrivavano dalla Cina con i loro fotografi e truccatori, ho deciso di fare corsi di formazione per professionisti sulle usanze, le abitudini, il tipo di immagini, il trucco che desiderano gli sposi cinesi.
In Italia abbiamo fotografi bravissimi, si trattava dunque di insegnare loro cosa vogliono le coppie cinesi quando vengono a fare da noi il pre-wedding. Poi sono tornata in Cina, e ho dimostrato loro che non era più necessario portarsi il fotografo o il truccatore.
D: Quali skill sono fondamentali per un destination celebrant?
R: Per un destination celebrant è fondamentale:
- conoscere la lingua
- conoscere la cultura
- studiare la provenienza culturale e sociale della coppia
- studiare la coppia come coppia, come singoli individui; come persone
- conoscere la gerarchia familiare: per esempio in Cina il nonno è più importante dei genitori
- informarsi su cosa c’è delle tradizioni del paese di provenienza che la coppia desidera portare con sé nella cerimonia
- sapere quali sono le persone alle quali rivolgersi durante la cerimonia.
D: Per un matrimonio di una coppia straniera è sempre preferibile che il celebrante celebri nella lingua della coppia, o si può richiedere il contributo di un interprete? L’interprete rappresenta un ostacolo?
R: È senz’altro preferibile che il celebrante conosca la lingua degli sposi per non allungare troppo i tempi della cerimonia. Attenzione infatti all’effetto “appiattimento” prodotto inevitabilmente produce dalla traduzione letta da un interprete. Ripetere due volte le parole di una cerimonia, prima in una lingua e poi in un’altra, abbassa il livello di attenzione e coinvolgimento dei presenti, incide sulla spontaneità, rende tutto più pesante, meno fluido. Ovviamente se si deve celebrare un rito civile la presenza dell’interprete è obbligatoria se uno, o entrambi gli sposi, non conosce la lingua italiana.
D: È prassi che i wedding planner chiedano una commissione al celebrante?
R: In qualità di consulente, il WP non dovrebbe richiedere percentuali ai fornitori ai quali si rivolge per l’organizzazione di un matrimonio. Questo è un aspetto che andrebbe anche specificato negli accordi contrattuali.
Ritengo che la vera professionalità sia nel farsi pagare per il proprio lavoro e non nell’accettare commissioni sul lavoro svolto da altri. Semmai è preferibile fare un piccolo sconto al cliente, piuttosto che pagare una commissione.
D: I matrimoni arrivano da coppie private, dai portali del wedding e dai wedding planner. Che linguaggio usare per farci conoscere, quali formule aggiungere alle nostre presentazioni? Come fare il lavoro di marketing per far conoscere la nostra professionalità?
R: Suggerisco di:
- all’inizio proporre eventualmente collaborazioni a titolo gratuito ai fornitori in cambio di visibilità o di materiale
- presentarsi al meglio, investendo su se stessi e sulla propria professionalità
- usare Instagram per le immagini d’impatto
- usare Facebook per postare testi più lunghi, descrizioni e per scendere più nel dettaglio
- usare Linkedin, rete di professionisti, per pubblicare contenuti più articolati e complessi e articoli lunghi
- richiedere sempre i crediti, pretendere sempre di essere citati con il proprio nome o logo corretti
- dimostrare la propria professionalità sul campo
D: Anche noi celebranti studiamo i profili dei wedding planner per capire come lavorare con loro, per individuare quelli con i quali interagire. Oltre a rivolgervi alla Federazione e a fidarvi del nostro sito celebranti.com, voi wedding come selezionate un celebrante?
R: Vi studiamo molto. Prima di tutto partiamo dal sito di riferimento, poi verifichiamo dove un professionista ha lavorato e magari chiediamo alla collega o al collega WP informazioni su come era il servizio fornito da quel celebrante, com’è caratterialmente, come è stato interagire con lui o con lei. Andiamo a vedere il materiale video, le pagine social, i siti web. Inutile ripetere che l’essere certificati è una garanzia di professionalità.
D: Una difficoltà è trovare le amministrazioni che capiscano il destination wedding. Secondo te l’Italia sta cominciando a capirne l'importanza? Le amministrazioni locali stanno cominciando a capire che il destination wedding è molto importante per il territorio?
R: In linea di massima è difficile che le amministrazioni ci vengano a cercare, siamo noi che dobbiamo andare e proporci. Per esempio esistono dei convention bureau che hanno creato un ramo per il wedding e che hanno contatti con le amministrazioni. È possibile quindi proporre che nei progetti sullo sviluppo del territorio sia inserito anche il destination wedding.
Si tratta di capire chi è l’interlocutore, di fornire numeri e statistiche. Fare uno studio sui dati, anche investendo denaro, è un buon modo di approcciare le amministrazioni. Aiutare le regioni, o le amministrazioni, a comunicare nel modo giusto gli aspetti riguardanti il wedding è un altro aspetto rilevante. Altrettanto importante è contattare le ambasciate e gli istituti di cultura.
Insomma i professionisti del wedding, che si tratti di noi wedding planner o di voi celebranti, devono diventare punto di riferimento per gli stranieri in modo da aiutarli per tutto ciò che concerne la parte amministrativa – religiosa, o civile che sia -, la parte rituale, la creazione della cerimonia, la sua celebrazione.
I professionisti del wedding, che si tratti di noi wedding planner o di voi celebranti, devono diventare punto di riferimento per gli stranieri
(Veronica Tasciotti Amati)