LOADING

Il matrimonio laico

2

photo credit Fabio Marras

Avete deciso di sposarvi, ma non volete un matrimonio religioso. Avete sentito parlare della cerimonia simbolica, ma non ne sapete abbastanza? Vorreste un rito civile su misura per voi che non si limiti a una lettura degli articoli di legge?

Il matrimonio laico: gli sposi protagonisti nel loro giorno più bello

Se fino agli anni Sessanta la quasi totalità dei matrimoni era celebrata con rito religioso, oggi più della metà sono esclusivamente civili.
Secondo l’ISTAT, infatti, prima del COVID, nel 2019, i matrimoni laici costituivano il 52,6% del totale.
Nel 2020 i matrimoni non religiosi hanno raggiunto il 70%, ma sappiamo che questo dato era influenzato dalla situazione contingente; nel 2021 la percentuale a livello nazionale torna a essere nella media, cioè del 54%.
Va inoltre rilevato che le unioni civili lgbtq+ sono aumentate del 32% nei soli primi mesi del 2022.
Cosa è cambiato negli ultimi anni? Quello che è mutato radicalmente è soprattutto il modo nel quale è possibile celebrare i matrimoni civili e le unioni civili: un’opportunità reale di avere una cerimonia piena di significato, bella, personalizzata e che avrà come veri protagonisti gli sposi. Oggi questo tipo di cerimonia si sceglie con maggiore consapevolezza e libertà di scelta.
Le esperienze che raccontiamo qui di seguito narrano storie di sposi, forniscono elementi interessanti e possono essere fonte di ispirazione.

photo credit Claudio Cervelli

photo credit  Assunta Sorrentino

Anna e Lucia: una cerimonia romantica

Anna (41 anni) e Lucia (37 anni) stanno insieme da sei anni. Anna viene da un precedente matrimonio e ha una figlia di 12 anni. Insegna in una scuola superiore nella provincia di Torino, dove un giorno ha conosciuto Lucia, siciliana, anche lei docente.

Anna racconta: «Mia figlia S. conosce Lucia da quando era molto piccola e si sono sempre volute bene. Per il mio ex marito non è stato facile accettare la mia storia con una donna, ma quando è arrivata Lucia eravamo già separati e alla fine lui è diventato il nostro più grande sostenitore. Non ha avuto obiezioni quando siamo andate a vivere insieme e S. passava la maggior parte della settimana con noi. 

È stata proprio mia figlia S. a insistere perché ci sposassimo. Le abbiamo spiegato che per la legge italiana non si sarebbe trattato di un vero e proprio matrimonio, ma che invece, secondo la Legge Cirinnà approvata nel 2016, la dicitura esatta era “unione civile”, la quale avrebbe dato vita a una “nuova formazione sociale”, più che a una famiglia. 

La sua risposta ci ha spiazzato: “Sposatevi lo stesso: noi siamo già una famiglia!” Naturalmente  aveva ragione.»

Così, Anna e Lucia cercano informazioni ed entrano in contatto con una celebrante professionista della loro zona.

«Abbiamo avuto un primo incontro online, con una videochiamata. La celebrante ci ha raccontato in cosa consiste il suo lavoro e come avrebbe potuto svolgersi la nostra cerimonia. Ci ha spiegato che ogni comune ha dei luoghi prestabiliti, al di fuori del municipio, definiti “Casa Comunale”, dove è possibile officiare il rito

Ci ha detto anche che è facoltà del Sindaco concedere o meno la delega e che chi celebra officerà, quale delegato del sindaco, indossando la fascia tricolore. 

Noi avevamo già contattato un agriturismo nella zona e sognavamo di poter avere lì la nostra cerimonia. La celebrante ci ha allora consigliato di fissare presso il Comune un appuntamento per espletare la parte amministrativa, e suggerito di celebrare poi una cerimonia simbolica nell’agriturismo, proprio come desideravamo.»

Lucia e Anna decidono dunque di organizzare la cerimonia di matrimonio nella location dei loro sogni, in mezzo al verde.

Una volta fissata la data, cominciano i preparativi della cerimonia: «La celebrante è venuta a fare un sopralluogo nella location da noi scelta e in quell’occasione ci siamo incontrate.

Abbiamo conversato a lungo e la celebrante ci ha proposto di raccontare di noi

Con lei ci siamo subito sentite a nostro agio, ci ha ascoltate con attenzione ed è stato bello ripercorrere la nostra storia, i nostri ricordi comuni. Ci siamo sentite capite e si è creata un’intesa tale che ci ha permesso di raccontare non solo i momenti belli, ma anche quelli meno piacevoli. La celebrante ci ha spiegato che conoscere la nostra storia l’avrebbe aiutata nella stesura della cerimonia e che avrebbe costruito per noi e con noi una narrazione gradevole e condivisa. È stato naturale e molto piacevole aprirle i nostri cuori

Dopo il primo incontro Anna ricorda che ci sono state telefonate e scambi di messaggi. Fra le altre informazioni, la celebrante ha anche richiesto i contatti delle persone che, durante la cerimonia, desideravano fare una dedica personale o leggere un testo. «Un po’ di tempo dopo la celebrante ci ha inviato una mail con la prima bozza della nostra love story. Ci ha proposto di leggerla e di appuntare le eventuali modifiche o aggiunte che ritenevamo necessarie. 

Lucia e io ci siamo molto emozionate. Ricordo che Lucia mi ha detto: ‘Sembra che ci conosca da sempre!’. È stato come posare per il ritratto di un pittore e poi scoprire un quadro davvero somigliante, anche nei dettagli.

Leggendo la nostra storia così, nero su bianco, ci siamo rese conto che mancava una figura importante: un caro amico, testimone dei nostri primi approcci e del nascere del nostro amore, scomparso purtroppo da qualche anno. L’amico era citato nella prima stesura della love story, ma desideravamo dedicargli un momento speciale e abbiamo chiesto alla celebrante di inserire nel testo un passo a lui dedicato.»

La celebrante ha proposto alcune soluzioni e le spose hanno scelto di parlare del loro caro amico proprio all’inizio della cerimonia, durante il brano di apertura: l’amico scomparso ha avuto dunque uno spazio davvero speciale durante il quale è stato onorato il suo ricordo.

Nel frattempo Lucia e Anna decidono di scrivere, ognuna per conto proprio, le promesse nuziali.

Anna racconta: «Sapevo cosa volevo promettere a Lucia, sapevo bene cosa significa lei per me. Ma insegno matematica, ed è lei quella brava con le parole. Ho provato a scrivere quello che sentivo, ma non ero soddisfatta. Ho buttato giù un po’ di idee e poi sconfortata ho mandato un messaggio alla nostra celebrante. Lei mi ha chiesto di mandarle quello che avevo scritto e di non preoccuparmi per la forma, ma di aggiungere tutte le cose che volevo che fossero dette in quell’occasione. Un po’ mi vergognavo, ma le ho mandato lo stesso i miei timidi tentativi.

Poco tempo dopo lei mi ha rimandato un testo che esprimeva esattamente le cose che io avevo cercato di dire. Aveva fatto poche modifiche: una parola spostata, un verbo cambiato, una ripetizione cancellata, una frase che veniva prima, messa dopo, insomma l’aveva solo ripulita un po’, ma adesso era una cosa bella da leggere. Ed era mia!»

Le promesse di entrambe, scritte separatamente e rimaste segrete, sono state custodite dalla celebrante. Le due spose le avrebbero ascoltate per la prima volta durante la cerimonia.

«Finalmente, il giorno della cerimonia è arrivato. Eravamo emozionatissime, ma sicure che tutto sarebbe andato bene perché la nostra celebrante era stata molto rassicurante e dimostrava di avere tutto sotto controllo.

La mamma del nostro amico scomparso sedeva in seconda fila e si è commossa quando è stato ricordato suo figlio. Ma le sue non sono state le uniche lacrime di commozione. Il cugino di Lucia, che lei considera quasi un fratello, ha letto una dedica che ha emozionato molti tra i presenti.

Durante la lettura della love story, tutti hanno riso insieme a noi, in particolare quando la celebrante ha raccontato di uno scherzo architettato da Lucia e da mia figlia, con la complicità del mio ex marito, in occasione del mio quarantesimo compleanno.»

Anche la figlia di Anna, S., è stata protagonista di questa cerimonia insieme alle spose. Infatti, oltre a portare le fedi, è stata lei a scegliere il rito simbolico della luce.

«Lucia e io non avevamo pensato di inserire un rito simbolico, oltre a quello più simbolico di tutti, lo scambio degli anelli. Ma quando mia figlia ha scoperto alcuni dei riti che possono arricchire una cerimonia, ha insistito per quello delle candele. Così l’abbiamo assecondata e ancora una volta ha avuto ragione lei.»

 ‘Sembra che ci conosca da sempre!’ È stato come posare per il ritratto di un pittore e poi scoprire un quadro davvero somigliante, anche nei dettagli.

«Ciascuna di noi tre teneva una candela. I genitori di Lucia hanno acceso la sua, i miei genitori hanno acceso la mia. Il papà di S. ha acceso la sua (così ha voluto S.) e tutte e tre insieme abbiamo acceso contemporaneamente un cero più grande che simboleggiava la nostra famiglia. La celebrante intanto leggeva delle parole bellissime.»

La cerimonia di Anna e Lucia, accompagnata dalle musiche scelte da loro, è durata circa quaranta minuti.

«Tutti i nostri ospiti sono stati attentissimi e molto partecipi. Abbiamo ricevuto tanti complimenti per la scelta che abbiamo fatto. Sarà un giorno che davvero ricorderemo per sempre come nostro. È stato il più bel matrimonio che abbiamo mai visto, e non solo perché era il nostro e ci riguardava da vicino!»

Ormai sono sempre di più le coppie che fanno precedere il matrimonio da un periodo di convivenza. Le motivazioni che poi inducono i partner a sposarsi possono essere le più svariate; talvolta subentra una novità, una svolta fondamentale della vita che richiede di prendere decisioni importanti. In tal caso, tra le tante scelte che la coppia deve fare, c’è anche quella di definire quale forma dare alla propria cerimonia.

Gaia e Marco: una cerimonia ufficiale, ma anche romantica e personalizzata

Gaia (35 anni) è un’avvocata, Marco (38 anni) è un imprenditore affermato. La passione di Gaia è la lettura, Marco invece è appassionato di automobili. Entrambi amano gli animali. Si sono conosciuti grazie ad amici comuni, una sera di otto anni fa.

Gaia racconta: «Era una serata come tante, nel solito bar dove mi recavo spesso con i miei amici. Casualmente entra Marco che riconosce in mezzo al mio gruppo alcuni conoscenti e si avvicina per salutare. Solo in seguito mi ha confessato che non gli erano particolarmente simpatici, ma mi aveva vista tra loro e sperava che qualcuno ci presentasse.»

Infatti da quella sera Gaia e Marco hanno iniziato a frequentarsi, e dopo pochi mesi si sono fidanzati. Dopo cinque anni, Marco riceve un’offerta di lavoro che comporta il suo trasferimento a Bruxelles. Gaia decide di seguirlo.

Sposarsi non era, in quel momento, una priorità, ma è stato l’evolversi naturale della loro storia che li ha portati a prendere questa decisione, visto l’imminente trasferimento.
Così, dopo tre anni di convivenza, hanno iniziano a pianificare le loro nozze, supportati anche dai loro due cani, Lapo (il meticcio di Marco) e Milton (il bassotto di Gaia), e dalla loro gattina Gina (adottata da quando erano andati a vivere insieme).

Una cosa era chiara a entrambi: non volevano un matrimonio noioso e impersonale.
Durante una ricerca in rete (a dieci mesi dalla data prevista per le nozze) si sono imbattuti nel sito dell’Associazione FederCelebranti e si è aperto davanti a loro un mondo.

Hanno cercato il celebrante nella loro regione (in Italia) e, in videochiamata, hanno scoperto tutti i dettagli e ricevuto tutte le informazioni per poter realizzare una cerimonia personalizzata.

Marco racconta i suoi dubbi: «Era desiderio di entrambi dare un tocco speciale alla cerimonia. Volevamo celebrare all’interno di una delle location che avevamo selezionato, con la speranza di potervi svolgere anche il matrimonio civile. Il peso delle aspettative da parte delle nostre famiglie si faceva sentire e non potevamo rischiare di deluderli, abituati com’erano ad assistere perlopiù a matrimoni religiosi. Non volevamo perciò improvvisare, né scegliere un rito dove sarebbero stati elencati solo gli articoli di legge.»

Dunque dopo la prima video call con il celebrante professionista, Marco e Gaia trovano le risposte a tutti i loro interrogativi e si attivano per organizzare il matrimonio civile nella loro location preferita.

Gaia ricorda: «Alla fine di quel primo incontro, ci siamo sentiti sollevati. Le informazioni che ci erano state date erano tante e riguardavano sia la prassi amministrativa, sia le fasi di lavoro del celebrante, che avrebbe collaborato con noi per dare vita alla nostra cerimonia simbolica personalizzata. Eravamo molto felici, perché certi di essere in buone mani.

Il primo step sarebbe stato quello di verificare se la location scelta per il nostro evento fosse Casa Comunale.»

Ricevuta la conferma su questo punto fondamentale da parte della struttura in cui si sarebbe svolta prima la cerimonia e poi il ricevimento, i futuri sposi hanno atteso il tempo necessario (non prima dei centottanta giorni alle nozze) per dare avvio alla prassi per le le pubblicazioni ufficiali.

Questa prima fase si è svolta a Bruxelles, essendo entrambi già residenti lì.
La richiesta di pubblicazioni è stata quindi fatta alla Rappresentanza Consolare Italiana dove risultavano iscritti.

Ad avvenute pubblicazioni, hanno fatto richiesta di delega per la celebrazione del matrimonio nel Comune italiano da loro designato.

Il passaggio seguente è stato quello di chiedere al Comune italiano prescelto di poter officiare il matrimonio presso la Casa Comunale individuata in precedenza, e infine hanno richiesto la delega per la celebrazione del matrimonio civile, indicando come persona designata il loro celebrante.

Marco racconta: «Questa fase ci ha tenuti sulle spine, ma alla fine, raccolti tutti i consensi, ci siamo finalmente rilassati. Avevamo ottenuto sia l’autorizzazione a sposarci nella location dei nostri sogni, sia la delega per il nostro celebrante a officiare il matrimonio civile.
Da quel momento in poi, Gaia e io ricordiamo la gioia, e anche il divertimento, nel seguire l’elaborazione dello script e la pianificazione delle varie fasi successive.»

Il lavoro svolto insieme al celebrante è stato organizzato nei minimi dettagli. Attraverso video call cadenzate, la cerimonia prendeva forma e corrispondeva sempre di più all’idea di Marco e Gaia di sposarsi con una cerimonia inclusiva, personalizzata, ufficiale e completa.

Ricorda Gaia: «Il giorno del matrimonio ero così serena che, se non fosse stato per l’abito bianco, non avrei realizzato di essere nel “vivo” del mio matrimonio.

Sono arrivata sul posto poco dopo Marco e quando, da lontano, l’ho visto accanto al celebrante ad attendermi, ho pensato che era tutto perfetto. Anche Milton e Lapo, i nostri cuccioloni, erano presenti, e lo scenario era completo.

Sensazione pienamente confermata alla fine della cerimonia anche da amici e parenti. La nostra cerimonia, che il celebrante ha sapientemente disegnato e scritto su misura per noi, ha raccontato il nostro amore, i nostri valori e i nostri progetti per un futuro insieme.»

Marco e Gaia, come Anna e Lucia, hanno potuto rendersi conto di persona di quanto sia fondamentale la giusta guida per organizzare una cerimonia di nozze.
E di quanto sia importante ricorrere a un celebrante professionista che si occupi della scrittura e della regia di tutta la cerimonia.
Trovare il celebrante o la celebrante che sia in linea con i valori della coppia e ne comprenda i desideri è il primo passo verso una cerimonia di successo.

Contenuti correlati

Comments are closed

it_ITItaliano