photo credit Francesco D’Angero
Sepolture green: nuove tecniche per un futuro ecosostenibile
Sepoltura green: un’opzione funebre che mira a ridurre l’impatto ambientale causato dalla sepoltura. È una soluzione che utilizza modi e materiali naturali e biodegradabili. È una scelta ecologica e rispettosa dell’ambiente che, all’estero è diventata sempre più popolare.
In Italia la legislazione relativa alla sepoltura è ferma a decine di anni fa, ma anche noi cominciano timidamente a immaginare nuove strade e nuove idee, progettiamo soluzioni, che all’estero sono ormai sperimentate e applicate.
Per capire qualcosa di più in merito a questo argomento abbiamo intervistato gli architetti Anna Citelli e Raoul Bretzel, che hanno progettato e producono Capsula Mundi.
Come scrivono sul loro sito: “Capsula Mundi è una proposta culturale, un progetto ampio, che propone un diverso approccio al tema della morte. È un contenitore dalla forma arcaica e perfetta, quella dell’uovo, realizzato con un materiale biodegradabile. La Capsula è messa a dimora come un seme nella terra. Sopra di essa viene piantato un albero, scelto in vita dal defunto, che verrà curato da familiari e amici, come un’eredità per i posteri e per il futuro del pianeta. Il cimitero assumerà dunque un nuovo aspetto, non più grigie lapidi di pietra ma alberi vivi a formare un bosco, un ‘bosco sacro’”.
Potete raccontarci il vostro percorso e il vostro ragionamento, visto che Capsula Mundi è un design italiano, un made in Italy dichiarato?
Il progetto nasce a Milano per il Salone del Mobile. Qui abbiamo presentato per la prima volta un grande uovo che sembrava fatto di terra, con sopra un albero.
Un oggetto molto attraente che in qualche modo ingannava sulla sua reale funzione – specie in quel contesto -: una bara. Era infatti la rappresentazione del concept del nostro progetto, Capsula Mundi: una bara a forma di uovo realizzata con un materiale biodegradabile in modo da non impedire le naturali trasformazioni nel terreno che portano alla mineralizzazione del nostro corpo. Ricordiamo che i minerali sono il nutrimento per il mondo vegetale, da qui l’albero, che, secondo il progetto, doveva essere scelto dalla persona ancora in vita e quindi piantato dai suoi amici o parenti al di sopra della Capsula, per segnare il posto della sepoltura e per rappresentare fisicamente il ciclo biologico di trasformazioni.
In questo modo anche il cimitero prenderebbe un diverso aspetto: invece di un’area di lapidi e cappelle, un bosco, un bosco particolare perché con varie essenze diverse di alberi diversi e con un forte significato affettivo per la popolazione.
Negli anni successivi abbiamo promosso, attraverso mostre di Capsula Mundi o interviste, un cambiamento del modo di pensare. Un approccio diverso in cui noi, come designer, abbiamo sostenuto la possibilità che dopo la morte non venisse impedito il ciclo biologico di trasformazioni del corpo, ispirandoci a ciò che avviene in altri Paesi dove le così dette sepolture naturali, sono permesse dalla legge.
Dopo molti anni di questa attività, spinti anche dalle richieste da parte dei nostri “fans”, ossia delle persone che seguono le vicende del nostro progetto affinché Capsula Mundi diverti una realtà, abbiamo realizzato l’urna biodegradabile Capsula Mundi, per ospitare le ceneri o i resti della cremazione, sempre con il concetto dell’albero come testimonianza vivente della persona mancata. In Italia infatti non è possibile realizzare una Capsula per il corpo, perché la normativa non lo consente. E questa esiste ed è in commercio nel nostro sito web.
Abbiamo visto, sono bellissime. La legge italiana prevede la dispersione delle ceneri in natura se la famiglia lo richiede, quindi, se non sbagliamo, il vostro uovo è considerato “dispersione in natura”?
Sì, esatto. Le urne biodegradabili dovrebbero essere assimilate alla dispersione delle ceneri. Purtroppo questa assimilazione in realtà non è adottata da tutti i Comuni e non è detto che i Comuni approvino la possibilità di disperdere le ceneri. È un processo in corso, c’è una normativa, ma non è detto che i Comuni l’accettino. Comunque, diciamo, la stragrande maggioranza dei Comuni approva questo accordo, e accetta la dispersione delle ceneri con le regole che sono state imposte a livello nazionale, però in qualche Comune ci si potrebbe ancora opporre sia all’equiparazione sia alla dispersione delle ceneri.
Art. 10. (Modifiche alla legge 30 marzo 2001, n. 130)
la dispersione delle ceneri è consentita, nel rispetto della volontà del defunto,
unicamente in aree a ciò appositamente destinate all'interno dei cimiteri,
o in natura, o in aree private; [...]
d) la dispersione delle ceneri in natura avviene all'aperto, è libera ed è consentita
nel rispetto delle seguenti condizioni;
1) in montagna, a distanza di oltre 200 metri da centri e da insediamenti abitativi;
2) in mare ad oltre mezzo miglio dalla costa;
3) nei laghi, ad oltre 100 metri dalla riva;
4) nei fiumi, nei tratti liberi da manufatti e da natanti;
e) la dispersione in aree private deve avvenire non aventi fini di lucro;
f) la dispersione delle ceneri è in ogni caso vietata nei centri abitati,
come definiti dalla legislazione vigente;

Tuttavia, se al momento della richiesta al Crematorio, la famiglia dichiara che intende disperdere le ceneri, e riceve l’urna, poi nel proprio giardino, per esempio, può utilizzare il vostro Capsula Mundi, giusto?
La famiglia non deve dichiarare dove disperderà le ceneri?
I parenti devono solo dichiarare la scelta della dispersione e poi seguire la normativa sulla dispersione per quanto riguarda i luoghi consentiti.
Sì, la scelta della dispersione può essere fatta o con un testamento autografo o, come avviene in alcuni Comuni, che accettano una dichiarazione dei parenti più stretti.
Le nostre urne biodegradabili vengono inumate, cioè vengono messe sotto terra, e questo è consentito e considerato dispersione, non è un problema per le ceneri. Il problema che presenta il progetto Capsula Mundi è la sepoltura, perché in Italia è vietata di fatto l’inumazione direttamente in terra dei corpi umani.
Sì, questo l'abbiamo capito. Quindi l’urna piccola per le ceneri è stata un secondo step rispetto alla vostra idea affascinante originale dell'uovo gigante per un corpo in posizione fetale?
La presentazione di Capsula Mundi è avvenuta con l’uovo grande, per il corpo – come detto – ma la declinazione come urna biodegradabile era già prevista dal progetto.
Siamo dovuti partire con questa perché in Italia la legislazione non prevede per l’inumazione diretta in terra l’uso di materiali diversi dal legno tenero, materiale che noi non condividiamo perché pensiamo che gli alberi vadano piantati, non abbattuti per costruire una bara che normalmente è usata per pochi giorni ed è costruita con essenze pregiate, di alberi di 40/50 anni.
Comunque è un passaggio interessante, vista anche la grande quantità di persone che ormai sceglie la cremazione. Nelle grandi città, siamo circa al 70 – 80%. Probabilmente l’urna è anche un po’ più facile da maneggiare, diciamo, rispetto a un corpo?
Sicuramente, è più facile ed è meno costosa, inoltre adesso la custodia è anche a carico dei parenti. O magari per chi ha una campagna o dei posti specifici, anche pubblici, vuol dire poter mettere le persone in un luogo che ha un significato particolare per la famiglia, per il defunto o la defunta, e piantare l’albero indicato o sceglierne uno adatto al luogo.
Le ceneri non sono inquinanti?
Inquinanti no. Le ceneri hanno un ph particolare. Diciamo, sono potenzialmente non idonee per le radici dell’albero. Perché hanno un ph alto, hanno molto sodio. Noi abbiamo trovato, dopo molte ricerche, un materiale che si disgrega molto lentamente nel terreno, iniziando con piccole fessurazioni, e con il tempo, il terreno – che una potente soluzione tampone – riesce a riportare il ph nella fase neutra, rendendolo innocuo per le radici.
Si possono comprare in Italia le vostre urne?
Attraverso il nostro sito web (Capsula Mundi). Sicuramente, il nostro mercato principale è l’estero, però vendiamo anche qui sia a pompe funebri, sia ai privati.
Come può procedere un privato? Se si decide di scegliere la soluzione con la vostra urna biodegradabile, come si fa? Si ordina sul vostro sito e si riceve l'urna a casa. Ma l’albero?
No, c’è scritto sul sito che l’albero deve essere acquistato a parte. La famiglia fa tutto in totale autonomia, ovviamente, mentre se lo fanno le pompe funebri, molto spesso si mettono d’accordo con dei vivai che possono fornire l’albero e anche, diciamo, possono fornire il servizio di scavare la terra e piantare urna e albero insieme.
Sarebbe bello organizzare una cerimonia per questo momento. Abbiamo fatto cerimonie per dispersione di ceneri al mare e in un uliveto, ma piantare un albero sopra a un’urna biodegradabile, fatta apposta per questa funzione, può essere un momento molto significativo per una cerimonia.

Anche nella dispersione senza l’urna, comunque, il terreno riesce a riequilibrare bene il ph e le radici dell’albero sono abbastanza intelligenti da andare dove sentono che il terreno le accoglie. Ma il rito di piantare un albero che ricordi la persona scomparsa è più poetico e profondo.
Avete provato a contattare le istituzioni, cioè i Comuni, le singole città?
Sono stati i Comuni a contattarci. Uno dei più importanti è stato il Comune di Bologna, che sta progettando un ampliamento del cimitero.
Quindi si potrebbero immaginare dei cimiteri “ibridi”, come per esempio negli Stati Uniti o nel Regno Unito, cioè un cimitero ibrido in cui c'è una parte costruita in cemento e una parte dedicata alla dispersione in natura?
A Bologna parlavano di ridisegnare il cimitero storico, quindi sempre all’interno del loro cimitero, sempre il concetto napoleonico di un’area chiusa da mura con un servizio di guardiania, ecc.
Una soluzione per l’Italia potrebbe essere di creare degli angoli dedicati all’interno dei cimiteri classici?
Una soluzione per l’Italia al momento è stata di creare degli angoli dedicati all’interno dei cimiteri tradizionali. Ma si potrebbe fare molto di più. Nella nostra idea il bosco dovrebbe essere molto più libero di espandersi e quindi esteso.
Un’area all’interno di un cimitero molto probabilmente diventerebbe in breve tempo troppo stretta, troppo piccola. Gli alberi hanno bisogno di distanza fra uno e l’altro e quindi servirebbero delle aree che potrebbero anche non essere legate al cimitero tradizionale. Ovviamente aree che devono essere collegate con mezzi pubblici in maniera efficiente in modo che la popolazione possa raggiungerle.
In altri paesi il concetto è invece molto legato alla conservazione di quella zona specifica. Diventano di fatto zone “sacre”, e da conservare, proprio perché sono luoghi di conservazione della memoria. Quindi spesso dietro c'è anche un progetto di conservazione, di rewilding o di landscaping.

Il nostro progetto ha anche questa finalità, il cimitero infatti diventerebbe un bosco di memoria, un bosco vero, ma con un significato affettivo profondo per la collettività, che quindi lo proteggerebbe proprio per il suo valore simbolico di rappresentazione dei propri antenati.
Sarebbe anche interessante individuare delle aree che necessitino di un rinverdimento, magari perché hanno patito un incendio, e farle tornare a vivere, sotto la successiva protezione della comunità.
Se non usciamo dal principio del cimitero chiuso, per altro sempre più affollato, chiaramente non riusciamo a generare spazi nuovi.
L’importante è iniziare e continuare il lavoro di convincimento. Solo così si cambiano la mentalità e il senso comune di un Paese, che ha ancora delle rigidità culturali, religiose e legislative. Nella nostra esperienza di oltre dieci anni di lavoro come celebranti e formatori, quando le persone vedono una cosa bella come questa, e vedono che è possibile, si convincono. Le cerimonie laiche, i funerali laici, stanno aumentando, perché ogni persona che assiste a una cerimonia laica e la vive in prima persona dice a tutte le altre persone che ha attorno, alla famiglia e agli amici, “Che bello! Lo voglio anch'io.” È chiaro che trovare un Comune con una zona da bonificare, disposto a realizzare un bosco della memoria pubblico e una prima famiglia che vuole piantare un albero con le ceneri della persona defunta in uno dei vostri Capsula Mundi, è difficile. Comunque sarebbero pionieri. I boschi della memoria in Italia possono anche essere creati da privati, ma giustamente non possono avere scopo di lucro.
Questo è il motivo per cui non nascono dei cimiteri verdi privati, come invece, succede negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove i corpi possono essere avvolti in un semplice telo o in bare di cartone e inumati secondo un sistema per cui la sepoltura risulta leggera e ossigenata.
Anche questo è un problema in Italia, perché di fatto, quando si comprano le bare, sono zincate all’interno e quindi vengono saldate. Anche volendo metterla in terra, il processo di decomposizione non si attiva perché i batteri della decomposizione non hanno contatto con la materia organica, in quanto appunto la saldatura della parte di zinco, lo impedisce. Da questo punto di vista c’è proprio un impedimento tecnico.
Purtroppo, abbiamo chiesto conferma e in Italia, tutt’ora, anche nei crematori sono permesse solo bare di legno con certe caratteristiche stabilite dalla legge. Le bare ecologiche, come quelle di cartone o di vimini che si vedono all’estero, non sono permesse. È chiaro che ci sono delle considerazioni sanitarie da salvaguardare, ma se avviene in tanti altri paesi, siamo sicuri che si tratta solo di una questione di tempo e di cambiamento di mentalità. Per ora vige ancora l’idea che spendere tanto per una bara è un segno di rispetto e amore.
Per le bare che vengono inumate direttamente in terra, cosa che può avvenire ormai soltanto nei piccoli cimiteri locali che hanno più spazio, ci sono tante prescrizioni, per esempio, su quale legno usare. Dev’essere un legno tenero non verniciato. Non possono esserci maniglie di metallo.
Nei cimiteri vicini alle grandi città c’è il problema del sovraffollamento, le bare non vanno più nella terra, ma vengono sovrapposte nei cunicoli di cemento, e l’uso di bare zincate diventa di fatto obbligatorio.
C’è una normativa che va a definire tutti i materiali con cui possono essere fatte le bare, e che prevede solo il legno. Il cartone, che potrebbe essere un materiale valido, visto che lo usano, appunto, in tanti altri Stati, non è mai stato preso in considerazione, così come le plastiche biodegradabili, il vimine, il midollino, o il telo di lino.
Le semplici bare di cartone sono belle ed eco-sostenibili. Abbiamo visto tanti funerali in Inghilterra, dove i bambini ci disegnano sopra, lasciando messaggi. Si tratta di bellissime cerimonie in cui è previsto il coinvolgimento dei bambini e di tutte le persone che scrivono messaggi di augurio e di viatico al “viaggio”.
In questo senso non c’è un vero e proprio problema igienico visto che in Inghilterra si fa dal 1990.
Anzi, in Italia potrebbe essere meno problematico che nel Regno Unito, perché lì i funerali si svolgono dopo tre o quattro settimane, mentre in Italia dopo uno o due giorni. Inoltre la bara di cartone è bruciata insieme al corpo nel forno crematorio. Quindi non dovrebbe esserci alcun problema. A parte la resistenza culturale, ci può essere una forte componente di “mercato” perché le agenzie funebri, con la situazione attuale, possono caricare sul prezzo degli accessori. Siamo convinti che, una volta che la domanda di funerali eco-sostenibili e “green” diventerà più forte e più espressa, le agenzie saranno le prime a fiutare l’affare. E se non lo faranno, succederà come nel Regno Unito, dove il modello vincente è diventato il “Direct Cremation” — cioè la famiglia va direttamente al Crematorio senza richiedere i servizi di un’agenzia funebre. In particolare, in questo momento di crisi, questa procedura è molto in auge perché il costo è notevolmente più basso. È chiaro che culturalmente c'è ancora molta strada da fare. Noi siamo ottimisti perché pensiamo che gli italiani siano pronti e il Comune di Bologna ne è una dimostrazione. Non a caso hanno una sala del commiato nel cimitero e usano cerimonieri o celebranti per i funerali laici.
Se non sai che c’è l’alternativa, non riesci neanche a immaginare un’alternativa. È quello che fate voi qui e quello che facciamo noi. Stiamo immaginando, comunicando e mettendo in atto delle alternative, per consentire un più ampio spettro di scelte. E più ne parliamo, più divulghiamo, e più cambiamo le cose, pian pianino. Un lavoro di divulgazione.
Vediamo che si sta muovendo qualche cosa. Insomma, da quando noi abbiamo cominciato nel 2003 ad oggi le cose sono molto cambiate.
L’importante è che le persone capiscano che ci sono più scelte, fondamentalmente perché ora si pensa che ci sia una sola strada e tutti seguono quella. Inoltre c’è anche un fattore “energia”, ossia quando muore un nostro caro si hanno già tanti problemi, non si ha la forza di mettersi a pensare o organizzare qualcosa di potenzialmente complicato.
Quindi è importante sapere che c’è un’alternativa che dovrebbe diventare una sorta di automatismo mentale, sapere che quella alternativa è strutturata e pronta all’uso.
L’importante è sapere che ci sono più possibilità e che se ne può scegliere una, oppure un’altra. Sono tutti percorsi facili che non creano preoccupazioni, ecco.
“E che hanno la loro dignità”
“Che hanno una loro dignità. Certo.”
“Grazie mille per il vostro tempo e per il vostro progetto.”
“Grazie a voi.”

Tutti moriamo. Questa è la vita.
Quello che ci succede nell’aldilà dipende dalle nostre convinzioni.
Ciò che accade al nostro corpo dopo la vita dipende da noi. https://promessa.se