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Quando un matrimonio è ben riuscito: fotografi e celebranti collaborano per creare una cerimonia perfetta
Intervista ai Fotografi Max e Sofia, Light and Dreams
D: Qual è, secondo voi, il momento topico della cerimonia?
R: Il primo bacio! Per noi, il fatto che la cerimonia sia condotta da un celebrante, che ci sia qualcuno che racconti la storia d’amore, è molto bello. Quando voi celebranti annunciate “Adesso può baciare la sposa!”, oppure “Vi dichiaro marito e moglie!” è meraviglioso per i fotografi avere una visione chiara e netta della situazione. A quel punto è stupendo se il celebrante lascia il campo libero alla coppia.
È un p’ come quando gli attori a teatro sono illuminati dall’occhio di bue, il faro che li segue mentre recitano. Così si isola la coppia, la si “illumina”. E anche noi fotografi siamo concentrati ad avere immagini dove gli sposi sono da soli, isolati dal resto, in primo piano.
Potete quindi immaginare che se qualcosa, o qualcuno, finisce in mezzo all’immagine, lo scatto è irrimediabilmente compromesso.
D: Qual è la regola per collaborare nel modo migliore tra fotografi e celebranti?
R: Intanto vogliamo specificare che il nostro studio realizza anche i video, la maggior parte delle volte siamo quattro, due fotografi e due videografi, quindi lo spazio è, per forza di cose, limitato. Dobbiamo essere disponibili a non invadere la scena ed essere discreti.
Rispetto al celebrante, i momenti della cerimonia che è necessario “portare a casa” sono: lo scambio delle fedi, l’entrata della sposa e il primo bacio. Buona regola è senz’altro che prima dell’inizio della cerimonia celebrante e fotografi si parlino. Anche quando voi fornite una scaletta, cosa che apprezziamo moltissimo, è comunque meglio parlarsi.
D: Come vivete la presenza del celebrante?
R: Come fotografi, viviamo la presenza di un celebrante addirittura con un respiro di sollievo! Avere qualcuno che conduce la cerimonia, che gestisce imprevisti e intoppi, ci tranquillizza e possiamo concentrarci sul nostro lavoro. Ci sono situazioni nelle quali, se non è chiaro quello che accadrà, noi stessi, e gli altri professionisti che orbitano intorno agli sposi, finiamo per ritrovarci a fare anche cose che non ci competono.
In questo senso il celebrante, la persona che dirige e conduce l’intera cerimonia, è come un pinpoint, un punto di riferimento. Per questo, la cosa migliore è parlare prima che la cerimonia inizi. Vi faccio un esempio: vi è mai capitata una cerimonia dove si sentono solo le cicale? Oppure l’acqua che scorre nelle fontane? Immaginate che audio scadente ne verrà fuori!
Quindi è fondamentale, prima di cominciare a celebrare, fare il soundcheck, tarare i livelli dell’audio, stabilire bene le posizioni di chi sarà “in scena”; insomma fare in modo che tutto funzioni, che il celebrante stia comodo, che gli sposi stiano comodi, che noi fotografi possiamo produrre tutto il materiale che ci serve, ma soprattutto che non si verifichino degli imprevisti. Se ognuno dei professionisti mantiene il proprio lavoro all’interno di un compartimento stagno e non comunica con gli altri, è abbastanza probabile che le cose non funzioneranno!
È bene che celebrante e fotografi si parlino prima, ma anche che parlino con gli allestitori, i fioristi, i musicisti. Insomma solo un team che funziona, che collabora per risolvere i problemi, e nel quale i componenti si rispettano, potrà fare un ottimo lavoro e regalare alla coppia l’esperienza perfetta.
D: Insomma un lavoro di squadra?
R: Sì, una catena continua che deve funzionare. Va considerato anche che quasi tutte le spose sono così agitate ed emozionate che non vedono quello che accade intorno a loro. Almeno per i primi dieci minuti della cerimonia non sanno nemmeno dove si trovano.
È come se entrassero in una specie di tunnel nero di ansia dal quale vogliono uscire per raggiungere al più presto il focus. Ad alcune manca l’aria, altre sudano, altre non si rendono conto di chi hanno intorno.
E spesso, dopo la cerimonia, ci dicono: “Per fortuna avete ripreso e fotografato il mio ingresso, perché io non mi ricordo niente!”
Dunque avere un ottimo prodotto, nel quale si sentano bene le parole del celebrante, si vedano bene le immagini, i fiori siano belli e messi al posto giusto, insomma tutto è in armonia, è importante per tutti noi professionisti.
D: Come possiamo noi celebranti predisporre una scaletta per voi fotografi che sia ben fatta, non troppo farraginosa o con troppi dettagli? Qual è la scaletta ideale che vorreste ricevere?
R: La scaletta va bene, è importante, ma è più importante parlare. Noi chiediamo a che punto finisce la cerimonia, chi dà il segnale per l’uscita degli sposi, a che punto parte la musica, eccetera. Questi sono tutti gli elementi che servono ad avere chiaro come si svolgerà la cerimonia!
Naturalmente la scaletta inviata dal celebrante deve essere rispettata, quindi è bene assicurarsi prima della cerimonia che tutto andrà come indicato.
Attenzione a chi lavora cercando la quantità e non la qualità! Questo tipo di professionisti spesso non rispetteranno la scaletta, improvvisano!
È quindi molto utile, prima della cerimonia, ricordare ai fotografi che avete inviato loro la scaletta, chiedere se l’hanno letta, indicare i momenti salienti e visivamente importanti e i punti dell’inizio e della fine della cerimonia.
D: Qual è la cerimonia ideale per voi?
R: Per ciascuno di noi professionisti esiste la cerimonia ideale: per noi fotografi, paradossalmente, sarebbe quella nella quale il celebrante non è mai in campo; per il celebrante, quella nella quale non ci sono i fotografi, nessuno è piazzato alle sue spalle, nessuno lo interrompe per catturare lo scatto perfetto.
Ma tutti noi ci rendiamo conto che questo non è possibile. L’unica soluzione dunque è parlarsi e rispettarsi a vicenda, considerate anche le condizioni difficili nelle quali lavoriamo: il sole cocente, il caldo, gli spazi piccoli, i ritardi, le fretta…
Sapere quali saranno i momenti salienti della cerimonia, a che punto, per esempio, i nastri del rito dello handfasting voleranno in aria, o se la conclusione sarà scandita da una frase insolita, eccetera, è molto importante per noi fotografi!
Certe volte, se non conosciamo il rito scelto dagli sposi ci facciamo indicare delle parole chiave, così sapremo che in quel momento la sposa piangerà, oppure alcuni tra i parenti si alzeranno in piedi o gli anelli, nel rito del riscaldamento, cominceranno a passare di mano in mano.
D: Ci sembra di capire che la collaborazione tra noi e voi è cruciale?
R: Sì, assolutamente. Un celebrante così attento da spostarsi per lasciare il campo ai fotografi nei momenti topici che abbiamo indicato, sta facendo un servizio a noi e agli sposi; così come un fotografo che sa essere discreto e tuttavia cogliere un bello scatto senza chiedere al celebrante di spostarsi. Quando c’è armonia tra i vari professionisti, i fotografi, i celebranti, i videografi, i fioristi ecc. i risultati si vedono e sono sempre ottimi.
D: Avete parlato prima di qualità e quantità, cosa volevate dire?
R: Sì, questo è molto importante. Durante una stagione il nostro studio accetta un numero limitato di matrimoni, perché il giorno della cerimonia vogliamo essere completamente concentrati e dedicati solo a quello. Iniziamo molto prima a studiare quella cerimonia, andiamo a fare i sopralluoghi, analizziamo il posto, la luce a una data ora del giorno, eccetera.
D: Come vi relazionate con i fornitori?
R: Abbiamo cura di fare delle foto dedicate per i fornitori, la foto del fiorista non va bene per il celebrante e viceversa, e comunque nessuna di queste va bene per gli sposi. Ci piace, e ci sembra giusto, predisporre un certo numero di scatti per il celebrante, il fiorista, gli allestitori, il catering. Secondo noi è buona norma che tutti quelli che lavorano per quel matrimonio, che concorrono a far sì che quel matrimonio riesca bene, abbiamo un po’ di soddisfazione. Questo contribuisce all’armonia generale.
D: Fotografi invadenti, team numeroso ecc.: ha senso chiedere prima agli sposi se preferiscono una cerimonia iper fotografata, con i fotografi che fanno acrobazie per catturare ogni secondo, ogni lacrima, o piuttosto una cerimonia più intima, più delicata? Se preferiscono inquadrature super ricercate o uno stile semplice, tipo reportage?
R: Fare questo, a nostro avviso, è molto difficile. Quando lavoriamo con tutto il team e siamo in quattro usiamo lenti da lontano per non essere invadenti. Il matrimonio con celebrante è molto più personalizzato di quello in chiesa, più coinvolgente, quindi cerchiamo di dare meno fastidio possibile. È vero, siamo ingombranti e l’ideale sarebbe che tutti fossero educati, a volte però ci sono problemi tecnici che costringono i fotografi a stare in spazi ristretti dando quindi più fastidio.
D: Cosa succede se gli sposi scelgono due diversi studi fotografici per una cerimonia di nozze?
R: In quel caso si possono presentare dei problemi, per esempio la guerra delle posizioni: prima fila, seconda fila, eccetera. Naturalmente questo per il celebrante non è ideale, perchè se ci sono più fotografi e videografi che devono portare a casa immagini e clip, lo spazio di azione si riduce e lui o lei vengono messi da parte.
D: Ci sono dei momenti di una cerimonia di nozze durante i quali sarebbe meglio non fotografare?
R: Sì, assolutamente, a volte anche a costo di perdere uno scatto magari emozionante o significativo. Ci sono dei momenti durante i quali è meglio abbassare le macchine fotografiche per lasciare liberi gli sposi di esprimersi. È giusto fotografare l’attimo di commozione, ma non è necessario per esempio cercare a tutti i costi il primissimo piano. Certo a noi fotografi lo scatto dello sposo, o della sposa che piangono ci interessa molto, è uno scatto che può farci anche vincere un premio, ma è dovuto il rispetto per chi in quel momento sta vivendo la sua giornata speciale, la sua emozione unica – che non si ripeteranno. No dunque alle manie di protagonismo! E questo vale ovviamente anche per il celebrante. La giornata è degli sposi.
D: Come avete detto giustamente la formula: “Non essere protagonista, i protagonisti sono gli sposi” vale anche per il celebrante. Il celebrante deve essere presente, con le sue parole, con la sua voce, deve condurre sapientemente le emozioni, ma, allo stesso tempo, deve essere quasi invisibile. Ciò nonostante abbiamo bisogno di foto e quindi vi facciamo allora un’altra domanda: perché i fotografi sono così restii a dare le foto? Perché passa così tanto tempo dal momento della cerimonia alla consegna delle immagini? Perché è così complicato avere gli scatti dove siamo anche noi celebranti? Voi come vi regolate?
R: Noi consegniamo entro quattro mesi dalla cerimonia. E consegniamo a tutti quelli che le chiedono, a tutti quelli che hanno lavorato per quell’evento, oltre agli sposi naturalmente.
Vi suggeriamo quindi di chiedere al fotografo prima dell’inizio della cerimonia quando consegnerà le foto agli sposi. Come detto, per noi è fondamentale che tutti quelli con i quali abbiamo lavorato abbiamo le foto, ma non tutti i fotografi si comportano così.
Ovviamente c’è una differenza tra le foto nelle quali si vede il celebrante, accanto o tra gli sposi e le foto del celebrante che noi scattiamo e che sono dedicate a lui o a lei. Queste ultime spettano al celebrante, mentre per ricevere le altre è buona norma chiedere l’autorizzazione agli sposi.
D: Infatti molti di noi celebranti inseriscono nei contratti stipulati con la coppia la clausola secondo la quale ci verranno forniti un tot di scatti dopo la cerimonia. Ma vi facciamo un’altra domanda: esiste un protocollo di lavoro per i fotografi? La metodologia che applicate nel vostro lavoro è condivisa da altri fotografi?
R: Non possiamo parlare per i colleghi, possiamo però dirvi come abbiamo maturato questo modo di procedere. Nel corso degli anni ci siamo resi conto che per un professionista, una foto ben fatta può fare la differenza tra il lavorare e il non lavorare, tra il ricevere commissioni e il non riceverle. Un matrimonio viene bene non solo perché i fotografi lo fotografano bene, ma perché tutti lavorano bene, perché la sposa è contenta, ride, è a suo agio, e i professionisti sono concentrati e rilassati allo stesso tempo.
Tuttavia non esiste un codice dei fotografi! Certo, sappiamo che ci sono colleghi che consegnano le foto anche dopo più di un anno dalla cerimonia. Non è il nostro caso, noi riteniamo che sei mesi dovrebbero essere il limite massimo. Certo ci sono studi che inviano fotografi in più cerimonie, o che magari in un giorno fanno tre matrimoni. In quella situazione ovviamente le foto e il lavoro si accumulano.
D: Forse sarebbe bene avere un protocollo per i fotografi! Ma intanto vi facciamo un’ultima domanda: secondo voi qual è il posizionamento ideale degli sposi durante la cerimonia?
R: Prima di tutto che gli sposi rimangono in piedi! Soprattutto nelle cerimonie all’aperto e con celebrante. Seduti di spalle agli ospiti è senz’altro il posizionamento peggiore.
La posizione ideale prevede il celebrante ad uno dei lati del focus, gli sposi in cosiddetto controcampo, di fronte al celebrante, ma ancora meglio che guardino gli ospiti: insomma celebrante e sposi dovrebbero comporre un semicerchio davanti agli ospiti.
Questo posizionamento è più bello per gli sposi che sono sempre ripresi di fronte, è più bello per gli ospiti che possono vederli per tutto il tempo, è più bello per il celebrante che può alternare lo sguardo dagli sposi agli ospiti e viceversa, è perfetto per i fotografi che hanno la visuale completa, non sporcata da spalle, ecc. e non dovranno girare intorno, non disturberanno. Non è sempre facile convincere gli sposi! Magari la sposa in un caso del genere dovrà rinunciare a mostrare il suo mega strascico, oppure lo sposo non ce la farà a guardare la mamma senza commuoversi, ma se riuscite a convincerli sarà sicuramente la soluzione migliore e la più bella in assoluto.