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Dall’inizio della storia umana l’arrivo dei figli rappresenta un momento da celebrare insieme al resto della comunità nella quale si vive.
Cerimonia di benvenuto, battesimo laico o cerimonia del nome
Nel corso del tempo e nel mondo, a seconda della spiritualità o del credo religioso, gli esseri umani hanno ideato tanti modi per presentare alla collettività un nuovo nato.
In Italia per secoli i riti cattolici sono stati predominanti, tanto da includere nel rito del battesimo il momento della presentazione di un neonato, o di una neonata, nella comunità di appartenenza.
In una società che sta diventando sempre più multietnica e laica, oggi si pensa a un’alternativa maggiormente inclusiva e densa di significato. Inoltre, accade sempre più frequente che i genitori scelgano di battezzare il bambino o la bambina, e di celebrare poi anche la cerimonia laica di benvenuto.
Nel mondo anglosassone questo rito si chiama baby naming, cioè cerimonia del nome, ed è incentrato sul nome dato al figlio.
In Italia si preferisce chiamarlo cerimonia di benvenuto al mondo oppure cerimonia di benvenuto in famiglia.
La cerimonia di benvenuto è l’occasione per festeggiare con le persone più care il momento dell’ingresso nella famiglia di un nuovo componente, e non è riservata ai soli neonati ma può servire a celebrare l’arrivo di bambini appena adottati, oppure il momento in cui l’adozione è confermata.
Come si organizza una cerimonia di benvenuto?
I genitori (o il genitore single) scelgono il momento nel quale organizzare la cerimonia: prima della nascita, poco dopo, oppure trascorso un certo tempo. A volte la cerimonia si celebra presto e assume le caratteristiche di una festa della nascita, altre volte si approfitta del primo compleanno del bimbo o della bimba.
I genitori contattano il celebrante, o la celebrate, con cui concordano la data e il luogo. Segue una serie di incontri durante i quali si stabiliscono i seguenti passaggi:
- chi interverrà
- i valori da sottolineare
- le promesse dei genitori
- quali poesie o brani inserire
- chi avrà il ruolo di mentore (padrino / madrina)
- gli interventi e le dediche dei presenti
- gli interventi dei fratelli o sorelle maggiori
- i riti simbolici
- quali musiche inserire
- la partecipazione degli altri bambini presenti
- gli eventuali regali per il festeggiato o la festeggiata.
Una volta stabiliti tutti questi elementi, il celebrante procederà alla stesura del testo seguendo le indicazioni dei genitori.
Quando lo script è pronto, il celebrante lo presenterà alla coppia che potrà farà le sue osservazioni, in modo da giungere a un testo definitivo condiviso.
Il giorno della cerimonia il celebrante sarà presente con largo anticipo in modo da gestirne ogni fase, tenendo fede ai desideri della famiglia.
La cerimonia di benvenuto è l’occasione per festeggiare con le persone più care il momento dell’ingresso nella famiglia di un nuovo componente, e non è riservata ai soli neonati ma può servire a celebrare l’arrivo di bambini appena adottati, oppure il momento in cui l’adozione è confermata.
Il ruolo del mentore, madrina o padrino, nella cerimonia
Il mentore è una figura analoga a quelle che nella tradizione si chiamano padrino o madrina. Per distinguerlo da colui che accompagna il bimbo nel battesimo religioso si preferisce questo termine.
Il mentore è la persona scelta dai genitori come figura rilevante per la crescita della bimba o del bimbo. Il suo compito è impegnarsi a essere presente nella vita del neonato, sostenere, consigliare, giocare, essere punto di riferimento. È una persona a cui viene conferito un ruolo veramente speciale.
Non ci sono limitazioni nella scelta di questa persona: i mentori possono essere separati o divorziati, essere credenti oppure atei o agnostici o appartenere ad altre religioni.
Durante la cerimonia il mentore sarà chiamato a svolgere un ruolo attivo. Potrà leggere le sue promesse, parteciperà a un rito simbolico e farà un regalo speciale.
Cosa aggiungere a una cerimonia di benvenuto
In una cerimonia di benvenuto possono essere inclusi diversi momenti.
È molto importante, però, scegliere l’orario giusto, specialmente se i bambini sono piccoli e seguono quindi una routine quotidiana ben definita. Attenzione dunque alla scelta dell’orario, perché è il caso di pensare prima di tutto alle esigenze del festeggiato.
La durata consigliata è di circa venti minuti, soprattutto se si tratta di neonati. Naturalmente molto dipende dal contesto e dal momento scelto, ma è bene non superare i trenta minuti, in particolar modo se sono presenti coetanei del festeggiato o della festeggiata.
Inserire delle canzoni può essere una bella idea per la cerimonia di benvenuto. Ce ne sono tante e meravigliose, anche perché molti autori si sono cimentati nella scrittura di testi per il proprio bambino. Si può attingere a un vasto repertorio di genere e di significati diversi.
Ecco alcuni esempi:
- A modo tuo, Ligabue
- A new day has come, Celine Dion
- Angelo, Francesco Renga
- Avrai, Claudio Baglioni
- Beautiful boy, John Lennon
- Blue, Beyoncé
- Culodritto, Francesco Guccini
- Father and son, Cat Stevens
- Fiore di maggio, Fabio Concato
- Forever young, Bob Dylan
- Futura, Lucio Dalla
- Hey Jude, The Beatles
- Isn’t she lovely, Stevie Wonder
- L’Aurora, Eros Ramazzotti
- Mio cucciolo d’uomo, Eugenio Finardi
- Per te, Jovanotti
- Speechless, Alicia Keys
- You will always be my son, Anthem Lights
Anche gli scrittori e i poeti hanno scritto parole meravigliose per i propri figli.
Ecco alcuni esempi di poesie e testi dedicati a bambini e bambine.
I bambini imparano ciò che vivono, di Dorothy Law Nolte
Se un bambino vive con l’incoraggiamento, impara a essere sicuro di sé.
Se un bambino vive con la tolleranza, impara a essere paziente.
Se un bambino vive con la lode, impara ad apprezzare.
Se un bambino vive con l’accettazione, impara ad amare.
Se un bambino vive nell’approvazione, impara a piacersi.
Se un bambino vive con il riconoscimento, impara che è bene avere un obiettivo.
Se un bambino vive con la condivisione, impara la generosità.
Se un bambino vive con l’onestà e la lealtà, impara cosa sono la verità e la giustizia.
Se un bambino vive con la sicurezza, impara ad avere fiducia in sé stesso e in coloro che lo circondano.
Se un bambino vive con la benevolenza, impara che il mondo è un bel posto in cui vivere.
Lettera a mia figlia, di Anonimo
Quando crescerai, quando diventerai grande, quando la vita mi allontanerà da te e non potrò più prendermi cura di te, ascolta quello che ti dirò:
se ti piace una camicetta, te la metti e se ti piace una gonna, te la metti. Se vuoi tagliarti i capelli, te li tagli e se ti piace truccarti, ti trucchi.
Se ti piace una canzone la ascolti e se ti piace ballare, balli.
Che nessuno venga mai a dirti come vivere la tua vita.
Se potessi darti tre cose, sarebbero:
La capacità di amare te stessa e di avere una buona autostima.
La forza di inseguire i tuoi sogni.
La capacità di capire che per essere felice devi solo approvare te stessa.
Non voglio affatto che tu mi somigli, nemmeno in un ciglio.
Non sei la mia continuazione, né il mio modo di essere.
Non sei la mia appendice, sei molto di più…
Sei unica e indispensabile.
Non sarai quello che non ho mai potuto essere, né ti getterò sui sentieri che avrei voluto percorrere.
Sii tutto quello che vuoi essere, finché questo ti rende felice.
Vendi gelati, illusioni, compra nuvole, insegui la vita e non seguire gli altri, non credere a quello che ti dicono, fallo solo se ti va.
Sii timone, sii mare.
“Un bambino è l’unico punto sul quale converge da tutti un sentimento di amore e dolcezza. Le anime delle persone si ammorbidiscono e si addolciscono quando si parla di bambini. L’intera umanità condivide le profonde emozioni che risvegliano.
Il bambino è una sorgente d’amore”.
Maria Montessori
Ti auguro tempo, di Elli Michler
Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per toccare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.
Girotondo in tutto il mondo, di Gianni Rodari
Filastrocca per tutti i bambini,
per gli italiani e per gli abissini,
per i russi e per gli inglesi,
gli americani e i francesi;
per quelli neri come il carbone,
per quelli rossi come il mattone;
per quelli gialli che stanno in Cina
dove è sera se qui è mattina.
Per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci
e dormono dentro un sacco di stracci;
per quelli che stanno nella foresta
dove le scimmie fan sempre festa.
Per quelli che stanno di qua o di là,
in campagna od in città,
per i bambini di tutto il mondo
che fanno un grande girotondo,
con le mani nelle mani,
sui paralleli e sui meridiani…
I vostri figli, di Khalil Gibran
I tuoi figli non sono figli tuoi.
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore,
ma non le tue idee.
Perché loro hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo,
non alla loro anima.
Perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire,
dove a te non è dato di entrare,
neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro
ma non volere che essi somiglino a te.
Perché la vita non ritorna indietro,
e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.
C’è un neonato, di Lina Schwarz
C’è un neonato in casa mia
chi non sa che cosa sia?
Un neonato è un fratellino
tutto nuovo e piccolino,
con due occhioni e una boccuccia
che dì e notte succia succia;
succia il latte e succia il dito
con un fare sbigottito.
Dorme spesso e strilla assai,
ma è carino quanto mai;
già lo dice anche la balia:
“È il più bel bimbo che ci sia!”
photo credit Claudio Cervelli
photo credit Assunta Sorrentino
Le promesse dei genitori e dei mentori
Una parte molto importante della cerimonia è rappresentata dalle promesse che i genitori faranno al loro bimbo o alla loro bimba.
Il celebrante li aiuterà a trovare le parole giuste per creare il testo più adatto e in linea con i loro desideri e i loro valori.
Le promesse possono essere stampate in un libriccino che verrà conservato e che la bambina o il bambino potrà leggere quando sarà grande.
Di seguito, un esempio di promesse di una coppia di genitori (che possono essere anche promesse di un genitore single):
Genitore 1: promettiamo di amarti e sostenerti
Genitore 2: di essere qui per te
Genitore 1: di ascoltarti e rispettarti
Genitore 2: di cullarti e di guidarti
Genitore 1: di insegnarti a distinguere il male dal bene
Genitore 2: di mostrarti come rispettare gli altri e il mondo attorno a te
Genitore 1: di essere qui ogni volta che avrai bisogno di noi
Genitore 2: di darti il nostro amore e che sarai sempre parte di noi.
Anche il mentore potrà fare una promessa o una dedica; così come potranno ideare e leggere le loro promesse anche i fratelli e le sorelle maggiori.
E se si tratta di un’adozione?
È altrettanto bello celebrare un’adozione. La cerimonia può avvenire all’arrivo del bimbo o della bimba oppure dell’adolescente, ma anche nel momento in cui tutta la procedura di adozione è portata a compimento.
La cerimonia andrà studiata in maniera appropriata se ci sono figli naturali della coppia, oppure altri figli adottivi. Non c’è da preoccuparsi, il celebrante saprà raccontare ogni sfumatura con rispetto e attenzione.
I riti simbolici per arricchire la cerimonia
I riti simbolici possono essere svariati e ognuno di essi può essere modificato a seconda delle persone coinvolte e del messaggio che si vuole comunicare. È importante avere tanta fantasia, ma soprattutto dare un senso a quello che si sta facendo.
È indispensabile non dimenticare che il protagonista è un bimbo, o una bimba, ed è quindi necessario che la cerimonia non duri troppo o che i riti non siano troppo complicati.
Di seguito, alcuni esempi di riti che possono arricchire la cerimonia. Naturalmente è possibile apportare tutte le variazioni che si desiderano, o inventarne uno per l’occasione.
- Rito delle candele: i genitori accendono ciascuno una candela e insieme accendono la candela che rappresenta il loro figlio o la loro figlia. Prima del momento rituale potranno essere i nonni a porgere le candele.
- Rito dei doni: ogni bimbo regala una parola o un disegno al festeggiato.
- Il festeggiato consegna al fratello o alla sorella il diploma di “fratello maggiore” o “sorella maggiore”.
- I fratelli o sorelle maggiori consegnano al festeggiato il diploma di “fratellino” o “sorellina”.
- Rito del passato: i nonni regalano al bimbo o alla bimba un oggetto che appartiene alla famiglia e che ha un significato speciale.
- Rito dell’albero: si può scegliere di piantare un albero che simboleggia la nuova vita, ossia il bambino o la bambina appena nati o appena adottati. È un gesto che rappresenta anche la cura che si deve riservare alle nuove generazioni.
Il ruolo dei fratelli e delle sorelle maggiori
È importante coinvolgere le sorelle e i fratelli più grandi durante la cerimonia.
L’arrivo di un neonato, o di una neonata, crea un nuovo equilibrio nella famiglia ed è giusto che i fratelli maggiori abbiano un ruolo durante la cerimonia. Tutto ciò è ancora più auspicabile quando si tratta di una famiglia allargata con i suoi tanti componenti.
I fratelli possono essere inclusi in diversi modi, dipende dalla loro età. Se sono grandi, possono dire o fare qualcosa. Il celebrante potrà parlare direttamente con loro e trovare la maniera più giusta per inserire il loro contributo.
Se sono piccoli si può dedicare loro un momento della cerimonia. Le idee possono essere molte, da una promessa dei genitori a un dono da parte del nuovo arrivato, oppure possono essere loro stessi a donare un disegno o un piccolo manufatto al nuovo componente della famiglia. In ogni caso è molto importante avere sensibilità e fantasia, e soprattutto riempire ogni gesto di significato.
Battesimo cattolico e benvenuto laico
Spesso le famiglie che non si identificano con una religione possono scegliere un benvenuto laico come alternativa al battesimo religioso, esso è definito battesimo laico o battesimo civile.
In realtà queste due cerimonie (battesimo religioso e cerimonia laica di benvenuto al mondo) non sono in contrasto, perché sono due momenti diversi e di diverso significato.
Il battesimo propriamente detto è l’ingresso del neonato in una comunità religiosa.
Il benvenuto laico coinvolge tutti gli aspetti della vita e anche quella parte della famiglia che non è cattolica. Nulla vieta di fare entrambe le cerimonie.
Nella cerimonia di benvenuto è possibile dedicare un momento per spiegare la motivazione della scelta del nome.
E nel resto del mondo cosa succede?
Nel Regno Unito la cerimonia di benvenuto, baby naming, è molto più comune che in Italia, data la maggiore secolarizzazione della società, ma anche per il multiculturalismo storicamente più radicato.
Nel sito degli Umanisti inglesi ci sono molti suggerimenti per come arricchire la cerimonia. Qui un video.
In Spagna, più precisamente a Castrillo de Murcia (Burgos), si svolge un festeggiamento che coinvolge i bambini nati negli ultimi dodici mesi: El Colacho, una festa che si celebra ininterrottamente ogni anno dal 1621. La domenica successiva al Corpus Domini, per le vie della piccola città si stendono coperte e cuscini, sui quali vengono adagiati i neonati dopo essere stati benedetti. Il Colacho, una persona travestita da diavolo grottesco con un abito giallo e rosso e con il viso coperto da una maschera, si lancia in un salto per superare i bambini distesi a terra. Il salto ha la funzione di liberarli dal peccato originale e garantire loro un futuro sicuro.
Ulteriori dettagli.
In India, per l’arrivo di un bimbo o di una bimba, si celebra un rituale molto articolato, che ha inizio già prima della nascita. È una bellissima occasione per festeggiare in diversi modi il nuovo membro della famiglia.
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Nelle comunità indù il Barasala è la cerimonia tradizionale per l’arrivo di un neonato. Normalmente si celebra l’11°, il 16° o il 21° giorno di vita, oppure al compimento del 3° o del 29° mese del bambino. Il rituale è piuttosto complesso, e anche se al momento dei festeggiamenti il neonato non può comprendere quanto accade, la cerimonia serve da monito ai genitori: il loro figlio dovrà infatti diventare un buon cittadino e loro dovranno impegnarsi per assicurargli un futuro luminoso. Per gli ospiti è un invito ad apprezzare la grandezza e la dolcezza della vita umana.
Ulteriori informazioni.
Il Nāmakaraṇa invece è la cerimonia indù per l’imposizione del nome al neonato o alla neonata. Normalmente si svolge il 10° o 12° giorno dopo la nascita. Il nome viene scelto con estrema attenzione, poiché gli antichi testi sanscriti forniscono ai genitori numerose e divergenti linee guida.
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A Bangalore (India) i bambini sotto i due anni vengono lanciati dal tetto del tempio di Karnataka e raccolti al volo con un telo tenuto da alcuni uomini, mentre la popolazione che assiste canta e balla. Il salto è di circa nove metri; il rituale serve ad augurare buona fortuna ai neonati. Le autorità hanno cercato di impedire tale pratica, ma in mancanza di una legge specifica, questa pericolosissima tradizione permane tuttora, anche se più sporadicamente di un tempo.
Maggiori informazioni e video.
Nella Regione del Kerala (India) il cristianesimo ha fortemente condizionato la cultura del luogo. Una delle tradizioni più diffuse fino al secolo scorso era questa: gli astrologi preparavano l’oroscopo di un bambino subito dopo la sua nascita. Sebbene stilato come una profezia per il futuro e basato sulle posizioni del sole, della luna e dei nove pianeti, fungeva in realtà da registro per l’iscrizione della data di nascita del nuovo membro della comunità. Ora la popolazione cristiana della regione ha abbandonato questa pratica.
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In Giappone si svolge ogni anno un festival nel quale i bambini vengono tenuti fra le braccia di lottatori di sumo che si trovano all’aperto, all’interno dell’anello che delimita l’area dello scontro. I due bambini fra le braccia dei lottatori si sfidano in un breve incontro nel quale il primo bambino che piange è proclamato vincitore. Secondo il folklore giapponese, un bambino che piange ha il potere di allontanare gli spiriti maligni, mentre un pianto particolarmente intenso indica che il bambino crescerà forte e sano.
Vedi anche.
In Cina la ritualità comincia già prima della nascita del neonato, ma il momento più importante è al compimento del trentesimo giorno, chiamato “luna intera”. Il bimbo, o la bimba, vestito quasi sempre di rosso, il colore che simboleggia fortuna, vita e felicità, viene presentato alla comunità. Riceve regali in piccole scatole rosse, quasi sempre oggetti d’oro.
Qui maggiori informazioni.
Per quanto riguarda il nome da dare a un neonato o a una neonata, i cinesi lo scelgono in base al concetto di shenminwenhua, ossia il mistero, e i segni elementali. I genitori cinesi ritengono che l’ora e il giorno in cui è nato il loro bambino siano decisivi per la scelta del nome. Questo perché ore e date sono correlate a uno specifico elemento della natura, sia esso aria, fuoco, acqua o terra; pertanto, il nome deve necessariamente essere associato all’elemento corrispondente. In caso di dubbio, sono molti i genitori che per la scelta del nome ricorrono a un indovino.
Informazioni.
In Malesia gli islamici festeggiano la mamma e il neonato per lungo tempo, ma il momento più importante è il 7° giorno dopo la nascita in cui si effettua il rituale cukur rambut, che prevede la rasatura completa dei capelli del bambino di fronte alla comunità.
Qui trovate tutti i dettagli
Nel Bhutan il lama (sacerdote), o una persona particolarmente importante, è preposto a dare il nome al neonato. Entro tre giorni dalla nascita si scelgono uno o due nomi nell’ambito di una lista piuttosto limitata: le opziono sono infatti solo cinquanta. I nomi bhutanesi non includono i cognomi.
Nelle comunità islamiche per celebrare l’arrivo di un neonato o di una neonata si svolge una cerimonia chiamata ʿAqīqa. Ha luogo il 7° giorno dopo la nascita. Si rasano i capelli del bambino, se ne misura il peso e si devolve in beneficenza il corrispettivo in oro.
La famiglia sacrifica due capi di bestiame e viene cucinato un grande banchetto per l’intera comunità, che condivide il cibo e festeggia.
Anche in Marocco si celebra la ʿAqīqa, ma con alcune differenze tra le varie regioni.
Maggiori informazioni.
In Anatolia (Turchia) ai nuovi nati si dà il cosiddetto nome ombelicale, con la convinzione che nell’aldilà il bambino sarà chiamato proprio con questo nome. Quando si taglia il cordone ombelicale, ai maschi si dà solitamente uno di questi nomi di origine islamica: Ahmet, Mehmet, Hasan o Hüseyin; alle femmine Ayşe, Fatma o Zeynep.
Trascorsi i primi quaranta giorni di vita, viene organizzata una piccola cerimonia nel corso della quale si lava il bimbo in una vasca versando dell’acqua da un apposito contenitore.
In alcune regioni, nella vasca sono poste quaranta piccole pietre. L’acqua con la quale è stato lavato il neonato viene quindi versata sul terreno, ai piedi di un albero, che nessuno calpesta.
Poi si porta il bambino a visitare i parenti. Se la prima casa nella quale entra è una casa ricca, si ritiene che anche il bambino sarà ricco. Al momento di accomiatarsi il padrone di casa dona simbolicamente al bambino un uovo: ciò significa che nella sua vita il bimbo avrà a sua volta dei figli e assicurerà la continuità della famiglia. Inoltre l’ospite tocca con la farina le guance, la mascella e i capelli del bambino, gesto che rappresenta l’augurio di una lunga vita.
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A Bali, dopo la nascita di un bambino, la placenta viene portata a casa, lavata e avvolta, insieme a un pezzetto di cordone ombelicale e un po’ di sangue della nascita, in un panno di lino bianco. L’involucro sarà sepolto sotto lo stipite della porta in un guscio di noce di cocco.
Poiché all’inizio della loro vita i bambini sono considerati esseri soprannaturali, nei primi centocinque giorni dopo la nascita non possono toccare il suolo per evitare il contatto con i demoni. Solo trascorso questo tempo un bimbo sarà messo a terra per la prima volta, nel corso di una grande festa. Fino ad allora, le madri portano su di sé i loro bambini stretti in una fascia.
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In Armenia, quando un neonato mette il primo dentino lo si festeggia con questa avvincente usanza: vengono posti sul pavimento tanti oggetti diversi fra loro, ognuno dei quali simboleggia una professione: per esempio uno stetoscopio da medico o una spatola da muratore. Quindi il piccolo è adagiato a terra e osservato: l’oggetto che raggiungerà per primo dovrebbe rappresentare il lavoro che svolgerà nella vita. La cerimonia si chiama Agra Hadig o Atam Hatik.
Qui le informazioni.
Un’usanza simile è praticata anche tra la popolazione cinese con una cerimonia chiamata Zhuozhou. Si selezionano degli oggetti che catturino l’attenzione del bimbo, la cui scelta indicherà la sua predisposizione a una futura vocazione o alla ricchezza. Gli oggetti, alcuni di uso comune, hanno un significato specifico:
- abaco/calcolatrice: uomo d’affari o contabile
- aglio: buona inclinazione per le cifre (in cinese “aglio” e ”calcolo” hanno la stessa pronuncia, Suan)
- denaro: ricchezza
- libro: studioso
- paglia: agricoltore
- penna e inchiostro: scrittore, giornalista
- righello: avvocato, giudice
- scalogno: intelligenza (in cinese “scalogno” e “intelligenza” hanno la stessa pronuncia, Cong)
- sigillo: alto ufficiale
- spada: ufficiale, poliziotto
- stetoscopio: medico, infermiere.
In Corea si festeggia il dol o doljanchi. Con questa cerimonia si celebra il primo compleanno del bambino o della bambina. La motivazione va ricercata nel passato: un tempo infatti i bambini morivano spesso entro il primo anno di vita, pertanto si era soliti fare una grande festa quando raggiungevano questo traguardo. Le modalità di questa festa sono molto simili a quelle di Agra Hadig in Armenia e della cinese Zhuozhou.
Info.
Il nome gioca un ruolo fondamentale per gli eschimesi, i quali credono che un neonato pianga solo perché non possiede ancora un nome. Alla morte di una persona, il suo nome vaga finché non viene dato a un bambino appena nato. Con il nome passano al bambino alcune caratteristiche della persona defunta e parti della sua anima.
Info.
In Messico un bambino appena nato è al centro di molte tradizioni. Per esempio il padre del neonato dovrebbe fare dei doni a chi gli è più prossimo: sigari se il neonato è un maschio, cioccolatini se è una femmina.
Maggiori informazioni.
Nell’antica Grecia l’arrivo di un neonato era un motivo per gioire e festeggiare. Fino al 5° giorno i bambini non venivano mostrati al mondo: a questo scopo si organizzava la festa delle Anfidromie, alle quali partecipavano amici e parenti dei genitori. Il bambino veniva portato intorno al focolare per essere mostrato agli ospiti, e in tale occasione riceveva il nome, che comunemente era quello del nonno.
Dopo questa festa avveniva la presentazione ufficiale del bambino al resto della comunità, che coincideva con i festeggiamenti delle Apaturie, che si tenevano una volta l’anno tra ottobre e novembre. Si facevano sacrifici ad Atena Fratria, a Zeus Fratrio e a Dioniso, e venivano onorati anche altri dei. Durante il terzo giorno dei festeggiamenti, dopo la presentazione di tutti i bambini dell’anno, i loro nomi venivano registrati presso le fratrie, raggruppamenti sociali che ritenevano di discendere da un capostipite comune.
Maggiori informazioni.
Qui un articolo che raccoglie alcune delle tradizioni sul cosiddetto battesimo civile, organizzato presso le istituzioni di diverse nazioni.